Attacchi di panico: mi aspetto troppo dal mio medico?

MiLeqdjoTIn questo periodo, complici: il caldo terribile, l’afa milanese che ti blocca il respiro, la quantità di lavoro che ho da fare (a casa e non), Trenitalia di merda e i pensieri sul cambio di casa che sto portando avanti, sono ritornata nel tunnel degli attacchi di panico. Fase superata ormai da circa 5 anni.
So che sicuramente sarà una cosa passeggera, ma quei momenti sono eterni e la paura che ne torni un altro è il pensiero che ti fa vivere male.

Non mi soffermo su cosa sono gli attacchi di panico ne di come ti senti morire in quei momenti in quanto ne ho già parlato qui e potete trovare fiumi di altre informazioni in giro per il web.

Mi voglio soffermare invece su una cosa fondamentale invece, che serve in questo tipo di “malattia”: la relazione con le altre persone.
Quando soffri di attacchi di panico, spesso nel momento in cui si presenta, bastano due parole (anche con uno sconosciuto) per fartelo passare.
Per questo, devo dire ancora una volta grazie ai miei genitori, ad Andrea e ai miei amici che mi sostengono con Whatsappate, messaggini e chiamate 🙂
Loro, che NON SONO MEDICI, mi chiedono a cosa penso, cosa mi turba, se ho problemi. Ogni volta. Ogni santa volta, per capire da cosa nasce QUELL’ATTACCO e farmi ragionare su cosa mi porta ad avere inutilmente ansia.

L’altro giorno, rinunciando ad un viaggio in treno per via di un forte attacco (e anche di trenitalia che non mette aria condizionata sui regionali con i finestrini bloccati!! 40° percepiti), ho deciso di andare dal mio medico e capire meglio come mai sono più vulnerabile in questo periodo.

Ignorantemente ho pensato che mi chiedesse qualcosa sull’alimentazione, se ho problemi in famiglia, al lavoro o altro, magari mi avrebbe consigliato un incontro con una psicologa, magari mi avrebbe solo detto che ero un po’ debole e che il caldo faceva la sua parte, MAGARI.

No.
Semplicemente mi ha prescritto delle gocce al bisogno, che non ho mai preso e mai prenderò e un’altra scatola di pastiglie che come mi ha spiegato: “vanno a mitigare la parte di cervello interessata al panico e la placano.E’ una cura da fare per mesi ma funziona.”
Liquidata in 4 minuti di seduta. QUATTRO.

Dov’è l’umanità delle persone?
Dov’è la professionalità delle persone?

Non volevo medicine. Volevo avere di fronte qualcuno che mi ascoltasse e non un computer tarato per prescrivere roba chimica per farci magari dei guadagni.

Io intanto continuo a prendere le mie personali gocce al bisogno: messaggini e chiamate con chi tiene davvero alla persona che ha davanti.

Grazie a voi.

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