Il post parto, la pressione sociale e aver forza e coraggio di dire NO o chiedere aiuto

Aurora, nostra figlia

Aurora è nata ad agosto 2022 poco meno di un mese prima della data parto, così, improvvisamente. Non ero pronta, (non lo sarei stata nemmeno alla scadenza) ma in quel corso preparto che ho fatto, non ci è stata spiegata nessuna variante del decorso perfetto di una gravidanza. Preciso che è ststo organizzato online dall’ospedale. Online, si. Infatti ora non ho nessuna neomamma con cui condividere nulla.

Quindi per una come me, che non ha studiato ogni variante di come si arriva al parto, ma che si è affidata soprattutto alle parole di alcune esperte in materia (ma non in formazione), se scombussoli le carte ti trovi in difficoltà.
In quei momenti ti preparano all’evento, ti preparano a cosa ti aspetta tecnicamente, alle 27 posizioni che puoi assumere, all’allattamento, al cotone caldo e al numero esatto di bavagliolini ma non a cosa davvero accade alla donna, alla neo mamma.
Nessuno ti racconta nel corso preparto alle vere difficoltà in cui vai incontro nei giorni di degenza (che come per me son stati 7) e a quelli successivi:

  • alla solitudine dell’ospedale,
  • alla forza che devi avere per curare le tue ferite e accudire chi non esisteva poco prima,
  • ad una banalità che ho scoperto sulla mia pelle e che suggerisco ad ogni futura mamma dormi quando dorme, continua ad ammirare il tuo bimbo ma se dorme prova a dormire.

Nel corso preparto che ho fatto, durante le doglie consigliavano al compagno di coccolare e massaggiare la donna nonostante gli insulti e le parolacce che gli possono arrivare, (uau! libero sfogo per ogni donna che in quel momento può dire il rosario senza peccare! abbiamo scherzato tutte in videocall, si perché ricordo che il corso si è fatto in video), sembrava troppo bello infatti.
Appunto, arrivo da sola di notte in ospedale che mi si erano già rotte le acque (lui era in turno e lavorava) e dunque mi inducono il parto nel primo pomeriggio ma… in quelle due ore di doglie pazzesche scopro che no lui non può entrare per via del Covid. Lui, l’altra metà che ha creato colei che arriverà, non può esserci. Nel 2022. Con le vaccinazioni. Con il green pass. No.
Ci provo.. gli dico che ho gli attacchi di panico (il mio prossimo articolo sarà proprio su questo e sul test che ho fatto in gravidanza) e vorrei o lui o almeno mia mamma, insomma un qualcuno cazzo. No.
Ma nel corso preparto organizzato da voi dicono che.. No.
Quindi tutto è a carico mio. Emotività, dolori, solitudine. Fatico a crederci ma stavo troppo male per poter essere Elisa anche in quella situazione.
Una ostetrica, santa donna, si è presa pena e mi è stata vicina, nella solitudine della mia camera, in quei momenti che sono anni, mi massaggiava la schiena e mi asciugava le lacrime.
Poi nasce Aurora, Andrea partecipa in quei 35 minuti di parto, uomo eccezionale che si è dimostrato tale anche in quella circostanza e poi dopo un’ora dal parto, dopo di che Andrea deve uscire e ci rivediamo domani per 40 minuti nell’orario di visita.
Scusa? Siamo diventati genitori in due, sono le 11 di sera e lui ora mi deve lasciare qui così? In un letto di ospedale da sola nel momento più critico della mia vita? In cui sono un po’ meno figlia e inizio a essere madre, in cui prima c’era un a pancia e ora c’è una bimba, in cui non c’è tempo per me ma una totalizzazione verso quello che è mia figlia?
Mi stai dicendo quindi che ora, sono sola, tremante all’inverosimile (nessuno mi aveva detto questo effetto collaterale del parto), stremata, stravolta, e con un carico emotivo non indifferente e lui deve andare a casa ma ci possiamo vedere solo nelle ore di visita che sono quaranta minuti?? Ma non è un visitatore, è il padre!

In quei momenti per la mia sopravvivenza e benessere mentale, a parte la prima notte che è stata in incubatrice, per le due notti successive ho preferito non dormire con lei ma ho chiesto alle ostetriche di tenerla nel nido e di venire a portarmela e svegliarmi quando doveva mangiare. Mi sentivo la pressione sociale dell’essere meno mamma perchè la “abbandonavo”? Si ma per una volta nella mia vita ho pensato prima a stare bene io per poter far star bene gli altri.
Le ostetriche e infermiere con cui ho interagito sono state tutte davvero super gentili, (tranne una che una sera mi guarda e mi fa, “bhé ma prima o poi ci devi dormire con la bambina è!! vero, e mi ha aiutato questa frase ma se posso avere un aiuto, lo accetto davvero volentieri) e credo si siano viste davanti una donna spaventata come credo normale sia.
Non credo di essere meno mamma perché ho chiesto aiuto e ci sono arrivata con i miei tempi. Credo solo che il sistema deve supportare di più le neo mamme e i papà soprattutto nei momenti in cui si è in ospedale, coinvolgendo le puerpere in alcuni processi per cui ancora non si sentono pronte, adeguate o quanto altro. Credo che una mamma e un papà che escono consapevoli dall’ospedale affrontino diversamente i giorni successivi. I 7 giorni che ho fatto in ospedale, se fossero stati meno, per me, mi avrebbero fatto andare incontro ad uno dei peggiori momenti della mia vita, invece quando ero la ho chiesto, mi son fatta aiutare, e ho messo in pratica quello che ho imparato negli anni di terapia, avere la forza e il coraggio di dire NO o chiedere AIUTO se una situazione non mi va.
In tutto questo, non si poteva nemmeno uscire dalla propria camera per conoscere e interagire con le altre mamme, “c’è il covid”. Pensare che ero in camera da sola. Per 7 giorni, con mio marito che poteva vederci quaranta minuti al giorno.

Credo anche che i corsi preparto degli ospedali debbano essere corsi “pre e post parto” per dare supporto a chi inizierai a essere. Cosa però più importante di tutte, davvero, non abbiate paura di chiedere aiuto e non sentitevi inadeguate o meno mamme se non riuscite a fare qualcosa. Ognuna di noi è diversa dalle altre. Alziamo la voce tutte insieme per cambiare il sistema, per dare la giusta importanza alla nuova famiglia che nasce e agli aiuti di cui ha bisogno. 

 

 

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